L’esperienza al binario 21,  posto al piano inferiore della stazione di Milano,  tuttora attiva, è stata per me molto toccante  mentalmente e interiormente perché mi hai fatto comprendere a che livello può arrivare L ’uomo a causa dell’odio razziale. Uomini innocenti, senza colpa, sono stati annullati come persone, hanno perso l’identità di uomo e sono stati portati alla morte, non solo del corpo, ma della loro anima. Tutti gli ebrei italiani deportati nei campi di sterminio, non sono più tornati vivi, rivivono solo quando il visitatore legge il nome sul muro con i nomi degli oltre settecento ebrei deceduti.

 

Un'atrocità del genere non deve mai più ripetersi e bisogna trasmettere questo messaggio di generazione in generazione, per far sì che grazie al ricordo non accada più.

 

A.A

 

 

 

 

 

Il fatto di discriminare gli ebrei, soltanto perché ebrei, per me non è giusto. Famiglie intere trattate peggio di bestie, torturate, uccise. La cosa si sta ripetendo: alcuni paesi non accolgono gli stranieri anche se sono scappati da guerra, fame e schiavitù. L’essere umano è egoista, chi più chi meno, solo in pochi hanno dato la propria vita per gli altri.

 

Anche se siamo di diverse razze, diversi colori della pelle, diverse facce, siamo tutti uguali.

 

P. G.

 

 

Dal binario 21, utilizzato solo per il trasporto della posta, delle merci e del bestiame, partivano vagoni fantasmi, carichi di ebrei, diretti verso la morte. La tappa finale erano i campi di concentramento o di sterminio, in cui ogni persona era privata di dignità, di identità, considerata un numero, trattata come una cosa. Al binario 21, abbiamo avuto la possibilità di vedere il muro della memoria, in cui si ricordano le persone morte per le leggi razziali in Italia, per cui ogni persona ebrea è stata esclusa, ignorata, cancellata, isolata, risultata trasparente a confronto del resto della popolazione, e proprio questo atteggiamento passivo nei loro confronti ha permesso di sterminarli. L’indifferenza è stata il veleno di quel periodo.

 

La frase “Chi salva una vita salva una un mondo intero” ci fa comprendere l’importanza di ogni singolo umano, senza distinzioni di  genere. 

 

Salire su quel vagone su cui  hanno viaggiato quelle povere persone, distrutte,  mi ha fatto venire i brividi, anche quel silenzio in quella stanza buia, mi ha fatto capire la vera e propria importanza dell’accaduto, mi ha fatto sentire parte di loro, e anche se questo mi fa stare male è giusto così perché ricordare sarà la nostra via di salvezza e si spera che non  accada più un fatto catastrofico di questo genere.

Alice M.

 

 

 

 

 

L'indifferenza è da sempre un grande problema, ma ancora di più negli ultimi anni, è più facile essere indifferenti,  ma io sono rimasto impietrito e mi sono sentito impotente.

 

Persone che neanche erano consapevoli, sono state vittime di chi sapeva cosa stava facendo attraverso le mani di chi non lo sapeva.

 

Nessuno aveva colpe, solo quella di essere differente, solo quella di  essere indifferente.

Mattia C.

 

 

 

 

 

Ho riflettuto molto sulla visita al binario 21, già dall’entrata ho provato una sensazione di paura , ho temuto che  ci prendessero e ci portassero ad Auschwitz, e ho provato malinconia per le persone che sono realmente partite.

 

Ho provato paura soprattutto quando siamo entrati dentro al vagone del treno, eravamo tutti stretti come gli ebrei che partivano,  credevo che il vagone partisse e ci portasse ad Auschwitz, io non volevo entrare ma mi sono sentito obbligato.

 

Mi  hanno impressionato i nomi delle persone scritte in un tabellone, erano scritti in bianco gli ebrei non più tornati e in arancione gli ebrei  sopravvissuti. Le scritte in arancione erano verament poche, non è stata una cosa piacevole.

 

Poi ho avuto una sensazione di vuoto totale e malinconia completa quando sono entrato in una stanza buia dove ho riflettuto sugli ebrei. Mattia B

 

 

 

 


 

Il binario 21 (in realtà binario 18) è stato creato per il trasporto di merci e posta ma è servito per il trasporto degli ebrei ad Auswshiz ed in altri campi.

 

Appena sono entrata mi sono sentita come un groppo in gola, perché sapevo che tutte le cose che avrebbero detto erano fatti realmente accaduti e non frutto d’immaginazione. Nella stanza della riflessione ho pensato a tutte le cose che i nazisti avevano fatto contro gli ebrei e mi sono domandata il perché di questa violenza, domanda a cui devo ancora dare una risposta. Quando ci hanno mostrato il tabellone con il nome di tutti i deportati e poi hanno evidenziato solo quelli sopravvissuti mi sono sentita male all’idea che solo quelle persone siano riuscite a salvarsi. La visita è stata molto significativa e sono sicura che sarà un' esperienza che non dimenticherò mai.

 

A.S.

 

 

 

 

 

Durante la visita al binario 21 ho capito realmente le paure e la sofferenza degli ebrei. La visione dei film mi aveva trasmesso solo tristezza e non ne avevo mai capito il vero e proprio significato. Con questa gita sono diventata più matura e ho capito cos’è stata la shoa. Entrare nel treno mi ha fatto provare un senso di inquietudine che non avevo mai provato e pensare che quel treno aveva veramente portato delle persone alla morte. Il buio del vagone,la stanza fredda,le dimensioni ridotte, il vagone pieno di graffi, mi ha fatto sentire sola, senza aiuto, abbandonata, praticamente come loro! Niente mi aveva trasmesso così tanta solitudine e dolore...la cosa che mi ha distrutto di più però è stato il silenzio, quel silenzio che fa pensare, che toglie le parole di bocca ,quel silenzio che io evito perché mette imbarazzo,disagio,solitudine ; anche se eravamo in 70 ero sola,non[1]  c’era più nessuno, un silenzio da cui non puoi scappare....come gridare senza voce,era come provare dolore. E poi le parole di Liliana Segre così distaccate, fredde,  parole che fai quasi fatica a pronunciarle. Ho sofferto anche se non è accaduto a me. Ma come fanno ad essere vivi? Perché proprio loro?....non sarei riuscita a vivere con questo rimorso. Di recente ho letto un libro “ La ladra di libri” parla degli ebrei e di una ragazza che tratta  un ebreo come se fosse un fratello, quando vede il suo amico ebreo che viene portato via nei campi di concentramento,  la ragazza prova dolore,solitudine, non dorme alla notte; qualche mese dopo superata la disgrazia del ragazzo ebreo ,la sua famiglia e i suoi amici muoiono,a causa delle bombe cadute sulla cittá, tutti morti tranne lei. La ragazza prova un dolore immenso quando vede i cadaveri dei suoi genitori e del ragazzo che amava ,non capendo cosa sia successo inizia a vagare nella città, rimanendo sola. Questo libro mi ha trasmesso tristezza ,quella tristezza che non puoi manifestare se  non  versi una lacrima,   in quella lacrima c’è tutto quello che hai vissuto leggendo il libro o vivendo quel momento.

D. A.

 

 

 

 

 

 

 

Una esperienza indimenticabile, una grande emozione ricordare  queste persone che sono state maltrattate, uccise, torturate e deportate nei campi di sterminio. Il binario 21 è una porta di entrata in quel ricordo brutale, le luci molto basse accentuano il senso di inquietudine, i rumori dei treni in superficie creano angoscia, il silenzio e le foto sbiadite in bianco e nero fanno  rivivere la tragedia di quel treno su cui viaggiavano  tutti schiacciati donne, bambini, anziani, giovani, tutto ciò rinnova la paura. Il museo fa riflettere e pensare cosa possono fare gli umani.

E. B.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La visita e' stata molto interessante e mi ha colpito perché quello che ho visto è stato reale e vero.

 

Nonostante fosse una scena di un evento accaduto tantissimi anni fa, nel 1944, mi è sembrato di vivere la situazione capitata agli Ebrei milanesi, quando furono catturati e portati di nascosto in questo binario sotterraneo per poi partire per Auswitz.

 

La visita si è svolta un po' come se fosse stata una visita ad un museo, ma mi è sembrato di essere veramente presente in quel tempo con quelle sfortunate persone che da lì sono partite verso l'orrore e la morte.

 

Ho trovato importante, dopo aver studiato e fatto tanti approfondimenti in questi anni a scuola sulle deportazioni e il genocidio degli Ebrei, vedere con i miei occhi direttamente qualcosa di reale.

 

Quindi non solo racconti e storie riportate da chi è sopravvissuto ma vedere lì davanti a me la porta, il legno, il buio e il silenzio mi ha impietrito e fatto riflettere su ciò che non deve più accadere.

 

 

 

 

 

Non  siamo stati molto al binario 21, ma in quei minuti sono riuscito a provare moltissime emozioni. Il momento che più mi è rimasto impresso  è quello nel quale siamo entrati dentro a un vagone e la guida ci ha raccontato che dentro stavano una settantina di persone per  circa sette giorni e avevano solo un secchio per i propri bisogni. Lì dentro mi sono sentito proprio un ebreo con l'ansia di scoprire dove stavo andando,  è stato veramente angosciante. Usciti dal vagone  siamo andati di fronte a un muro su cui erano scritti i nomi di  tutte le persone che sono state deportate dal binario 21: più di settecento, tornati poco più di una ventina, non posso comprendere come la mente umana possa spingersi veramente a livelli assurdi. Dopo  il muro siamo andati nella stanza della riflessione , lì eravamo tutti in silenzio tutti a pensare e a ricordare quello che è stato e quello che non deve essere mai più ripetuto, io nel pensare a cosa avevamo appena visto ero veramente incredulo e neanche adesso riesco a spiegare le cose che venivano fatte a quegli uomini, donne, anziani e bambini, solo perché  ebrei solo perché praticavano una religione diversa, solo perché credevano in qualcosa che era diverso da quello che credevano le altre persone, solo perché erano diversi. Secondo me è giusto che ci sia un giorno chiamato il giorno della memoria perché questo fatto deve essere ricordato e bisogna fare in modo che non si ripeta mai più perché i testimoni  sopravvissuti all'Olocausto stanno pian piano diminuendo, arriveremo al punto che non ci sarà più nessuno dei sopravvissuti, quindi è importantissimo ogni anno ricordare quello che è stato e quello che non deve essere mai più.

 

P. M.

 

 

 

 

 

 

 

                               

 


 [1]